Panoramica di una settimana intensa sul web (e fuori dal web). La trovate anche in quella che ho deciso sarà una sorta di newsletter del tutto a-periodica e che potete seguire iscrivendovi a questo canale Telegram.
Martedì 23 febbraio, il web diventa #petaloso
Nel pomeriggio una maestra del ferrarese pubblica sul proprio profilo Facebook una serie di fotografie di una lettera ricevuta dall’Accademia della Crusca in risposta a una propria lettera inviata alcune settimane prima:
Qualche settimana fa, durante un lavoro sugli aggettivi, un mio alunno ha scritto di un fiore che era "petaloso". La…
Posted by Margherita Aurora on Tuesday, February 23, 2016
Che il popolo della Rete si sia scatenato nelle ore successive e per tutto il giorno seguente, che l’argomento sia fuoriuscito dalla Rete per passare su ogni altro mezzo di comunicazione è cosa che vi è sfuggita solo se siete stati su Marte quel giorno. [E i corsivi stanno lì solo perché voglio sottolineare quanto sia assurdo pensare che esista uno spazio online abitato da alcuni e uno offline abitato da altri e che i contatti tra questi spazi e gruppi umani avvenga solo sporadicamente]
Mi interessa poco decidere se “petaloso” ci piace o meno (come ha scritto qualcuno, da anni usate “apericena”, con che diritto giudicate della bellezza di una parola?), discutere del real time marketing che è stato fatto da praticamente tutte le aziende che hanno account online. Mi interessa però sottolineare una cosa che ho scritto mercoledì mattina sul mio profilo Facebook: la migliore lezione che possiamo trarre da questa storia è che non conta quanto la tua comunicazione online sia curata e innovativa, quanto riesci a coinvolgere influencer, spendere in adv… quello che conta davvero, alla fine, è che tu faccia bene la cosa per cui esisti. L’Accademia della Crusca ha ricevuto una lettera e ha risposto (voi a quanti messaggi, mail e lettere di clienti, utilizzatori dei vostri servizi e utenti non rispondete?). La risposta, delicata e ben scritta, ha spinto la maestra a pubblicarla sul proprio profilo social. A questo punto la “pubblicità” è stata fatta automaticamente da migliaia di persone.
In un mondo in cui ciascuno di noi dispone di spazi di pubblicazione autonomi la soddisfazione di chi usufruisce di un prodotto o servizio è fondamentale e l’efficacia del messaggio di una persona soddisfatta che condivide il proprio giudizio con la propria rete sociale è più importante di qualsiasi piano strategico di comunicazione. Insomma, fate bene la cosa per cui esistete, coltivate la vostra reputazione, poi pensate a come comunicare.
Esempio opposto: Trenitalia e #meetFS.
Mercoledì 24 febbraio, Facebook introduce Reactions per tutti ovunque
Dopo una sperimentazione durata alcuni mesi in alcuni paesi selezionati, Facebook ha reso disponibile a tutti la possibilità di reagire a un post in maniera più articolata rispetto al semplice “Like” intorno al quale la piattaforma è cresciuta in questi anni. Non c’è un bottone “Dislike” (sarebbe stato troppo bello) ma una serie di altre possibili emozioni: amore, risate, gioia, tristezza, stupore e rabbia.
Si tratta di una piccola innovazione, ma avrà conseguenze enormi, come scrive bene Giuseppe Granieri. Perché le funzioni di una piattaforma determinano il modo in cui le persone che usano quella piattaforma interagiscono tra loro, determina la qualità delle relazioni, danno forma alla community. Oltre al fatto che ora Facebook saprà con maggiore precisione cosa ci piace e quanto, così da fornirci contenuti sempre più disegnati sui di noi e rinchiudendoci sempre più in una filter bubble.
E a proposito di come le funzioni delle piattaforme non sono neutre e contribuiscono a dare forma alle comunità che le abitano, ho già scritto le mie perplessità su Commo, la piattaforma del nuovo soggetto politico della sinistra che nascerà a dicembre. Perplessità che confermo anche ora che Commo è online e potete vedere con i vostri stessi occhi.
Giovedì 25 febbraio, il giorno in cui un disegno di legge si è messo a twittare
In Francia si discute di “Loi Travail”, una legge di riforma del mercato del lavoro al cui confronto il nostro Jobs act è un provvedimento progressista, oserei dire rivoluzionario. Poiché l’opposizione monta, il malcontento è diffuso e si preannuncia un percorso difficile per l’approvazione, il governo Valls ha pensato bene di creare un account Twitter in cui è la legge stessa che parla in prima persona, si racconta e invita a “conoscerla meglio”. Una roba che Renzi di sicuro soffre per non averla pensata per primo.
Bonjour Twitter, je suis le projet de #LoiTravail. On parle beaucoup de moi mais on me connaît mal. Et si on faisait connaissance ?
— La loi Travail (@LoiTravail) 25 febbraio 2016
Quando una pensava che la frontiera della disintermediazione fosse stata definitivamente superata, scopre che si poteva osare ancora. Bastava avere coraggio. E poco senso del pudore.