Alcuni mesi fa ho accettato l’invito a partecipare a un gruppo di lavoro che aveva l’obiettivo di pensare per poi far progettare e realizzare una “piattaforma digitale” che fosse al servizio del nascente soggetto politico della sinistra al quale da tempo in diversi lavorano.

Il gruppo di lavoro si è riunito una sola volta a settembre scorso a Cecina. In quell’occasione dissi una sola cosa che mi pareva quella più importante da cui partire con il nostro lavoro: costruiamo una piattaforma che risponda alle esigenze delle persone che il soggetto politico vuole coinvolgere, non alle esigenze della dirigenza del soggetto politico.

A metà ottobre con un numero molto ristretto di persone che facevano parte di quel gruppo di lavoro ho passato una giornata negli uffici di Leftloft a Milano per alcune ore di brainstorming non particolarmente fruttuoso, molto confuso.

Poi più niente, finché poco prima di Natale non ho ricevuto i miei dati per accedere a una versione beta della piattaforma. Versione che, da allora, è stata integrata di alcune funzionalità molto basilari e che sarà presentata sabato 20 febbraio a Roma durante Cosmopolitica.

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Poiché se n’è già scritto e si inizia a parlarne nelle ristrettissime e asfittiche cerchie online della sinistra anticipo quello che dirò durante la presentazione a Roma.

Commo (questo il nome della piattaforma, deciso non ho capito bene da chi e in che modo) nasce con un difetto che, temo, non sarà emendabile: contrariamente a quanto auspicavo a Cecina, la fase di indagine e ascolto, attraverso interviste ai potenziali utilizzatori della piattaforma, è completamente mancata. Sarebbe stato sufficiente coinvolgere professionisti dell’user-centered design ai quali affidare il compito di progettare la piattaforma e le sue funzionalità prima di iniziare a scrivere righe di codice.

Invece Commo, come temo il percorso politico che dovrebbe servire, nasce dall’alto, da processi che si dicono aperti, partecipativi e contendibili, ma sono in realtà predeteminati e poco discutibili.

Commo non è una novità assoluta. Possibile ha da qualche mese una sua piattaforma, probabilmente più orientata alla profilazione che alla partecipazione, ma tant’è, esiste. E a proposito: qual è lo scopo di Commo? Dato che non è stato chiesto ai militanti e ai possibili futuri militanti di cosa avevano bisogno, cosa si è deciso che dovesse fare la piattaforma? Discutere e votare? E siamo sicuri che così com’è Commo può favorire una discussione costruttiva e aiutare un processo di decision making?

E qui un paio di osservazioni: i processi decisionali non sono tutti uguali e gli strumenti che li supportano non sono indifferenti, né neutri. Poiché il soggetto è ancora in costruzione e, suppongo, le proprie modalità di funzionamento sono ancora in discussione, ha senso progettare uno strumento che supporta un processo decisionale che ancora non è stato concordato?

In questi giorni ripenso spesso a Lawrence Lessig e al suo Code is law. Lessig parla di tutt’altro codice, ma l’affermazione secondo la quale il codice con cui è scritto qualcosa (la Rete, uno strumento, un’applicazione, una piattaforma) è legge si presta bene a spiegare i dubbi che ho nei confronti di una piattaforma fatta e finita (al netto delle funzionalità che devono essere ancora progettate e realizzate) prima che sia fatto il soggetto che la dovrebbe usare. Una piattaforma è uno strumento, non è un fine in sé. Uno strumento serve a un soggetto per compiere una o più azioni per raggiungere uno scopo. Il soggetto precede lo strumento. La definizione dello scopo da raggiungere segue immediatamente. Per ultimo arriva lo strumento. Qui, invece, manca il soggetto, l’obiettivo è vago e però abbiamo già uno strumento. E se pensate che il modo in cui è scritto il codice di uno strumento sia indifferente e che lo strumento possa essere usato come si vuole, vi sbagliate e non poco.

Non sono una grande frequentatrice di eventi Facebook, nel senso che quasi mai guardo gli inviti che ricevo. Quindi è…

Posted by Claudia Vago on Friday, September 4, 2015

Code is law. E per uno strumento che vorrebbe favorire la partecipazione all’interno di un soggetto politico che si vuole nuovo, le premesse sono molto poco promettenti.

Un pronostico, che non è un auspicio: se non si rivede radicalmente tutto il progetto questa piattaforma rischia di non decollare mai. Sempre che decolli il soggetto politico a cui dovrebbe servire, ma questa è un’altra storia.

 

 

2 replies on “Commo: c’è la piattaforma della sinistra che ancora non c’è”

  1. Se lo useranno abbastanza persone sarà comunque un esperimento interessante. Almeno molti compagni si confronteranno in concreto con il “mostro” e magari capiranno che non è il caso di averne timore.

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